Wednesday, April 11, 2007

gente che va a Dublino

Ecco il resoconto non tanto dei 5 giorni trascorsi nella city di joyciana memoria, ma piuttosto dei fugaci incontri avvenutivi. Perché ciò che conta dei viaggi sono le persone..no?

- davanti al nostro Brown Hostel (nome tutto un programma. metonimicamente, "marrone" equivale a "merda", anche se forse è il miglior ostello in cui io sia mai stata) ci accoglie una folla divertita, l’atmosfera è famigliare e..calda. tutti bisbigliano fissando un fumo che avevamo notato già all’inizio della Lower Gardiner Street.. forse è il nostro arrivo che ha innescato l’incendio, tra di noi c’è un rosso malpelo che gufa. ho la tentazione di avvisare mia madre per imparanoiarla, ma l’arrivo dei pompieri, the Dublin Fire Brigade, mi distrae. Poi il ritmico suono dell’ambulanza, che ci accompagnerà mattino pomeriggio e sera per tutti i giorni della nostra permanenza. Un allarme che ci dà l'illusione di una capitale adrenalinica.
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- Homo Pacificus, anche detto Il Frate: barese in mutande assuefatto all’olezzo stagnante di una camera da 16 mista e con finestrella fittizia (il vetro c’è, ma non si apre! però non saremo certo noi a far scattare la denuncia). questo personaggio sciancato dorme in uno dei letti da noi prenotati, così io riparo su di uno libero per caso (che poi ogni sera assegneranno a gente nuova, buttando per terra la mia roba -le lamentele non mi risolveranno nulla-). l'homo pacificus ci chiede subito cosa faremo durante la giornata e dopo che usciamo una di noi torna un attimo in camera per prender la sciarpa e lo sente raccontare al cellulare i nostri programmi..mah! solo pettegolo? al nostro rientro qualcuno ha dormito sul letto della Vale, nel suo sacco a pelo. ci indigniamo un po' ed intanto il frate fa lo gnorri, poi ci avverte che qualcuno lì ruba, perchè gli hanno bevuto tutto il vino. gallina che canta ha fatto l'uovo, ma almeno se mi ha fregato lui il bagnoschiuma ci sarà una puzza di piedi maschili in meno. invece il surplus della colazione lo razziamo tutti, italiani e non. oltre al letto l'homo pacificus ed io una sera ci contendiamo anche il posto davanti ad internet, ma lui è laureato in economia e gioca in borsa, la mia e-mail deve aspettare. un tizio mi dice che il frate ci sa fare, negli affari, così sfuma tutta la mia benevolenza per uno che mi sembrava un poveraccio emarginato.
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- la penultima notte, verso le 3, scopro uno zaino sul mio materasso e vado a disturbare un receptionist musulmano dicendogli che mi hanno rubato il posto letto. Lui se la ride. Gli chiedo almeno un lenzuolo (attenzione alla pronuncia, evitiamo figure di “shit”) ed un cuscino. Lui ridendo risponde che i cuscini sono esauriti. Vabbe’ allora dammi ‘sto sheet e magari una coperta, che si gela. Anche le coperte sono finite, e ride. Demoralizzata, per ottenere almeno un letto sputtano l’homo pacificus raccontando di come mi abbia spodestato il giaciglio ed insinuo che non abbia nemmeno pagato le notti e sia uno scroccone infiltrato. Il receptionist ride e se ne frega. Mi va a prendere una catasta di sheets, poi eureka, va a fregare una coperta tra quelle del personale. Ora rido anch’io, pregustandomi il divano ed un sonno a luce accesa nella sala; ma quando, ormai alle 5 del mattino, passo per la camera trovo un letto occupato solo da uno zaino e me ne approprio.
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- Ricardo: nato alle Mauritius, vissuto in Francia, lavora a Dublino e parla molto della sua girlfriend di Roma. Ma è troppo cittadino del mondo per fossilizzare i suoi pensieri su un’italiana, così, uscito dall’ospedale after work, passa tutte le sere all’Ostello Marrone per ripassare le lingue (soprattutto in quel senso) e far da cicerone alle turiste. Abbiamo notato che si offende se lo si sfrutta come NewsSpettacolo senza offrirgli nulla in cambio, ma noi tifavamo per la romana..
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- la prima sera ho già perso le keys del lucchetto del trolley. dormo vestita ed il mattino dopo mi alzo prima della altre per portar la valigia da un negoziante che mi sega il padlock in mezzo alla strada. visto quanto l'uomo è so kind e quanto è so simple l'operazione, potrei mettermi a rubare luggages e farmele aprire da lui..
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- Federico, elegante laziale, ha fatto gavetta nell’informatica a Milano ed ora cerca casa a Dublino perché qui il suo campo è retribuito benissimo ed una volta che si viene licenziati, dice, vengono restituite le tasse salariali. Si è fatto spostare da camera nostra ad una room con finestra vera finché non trova un appartamento, cosa difficile lì perché un requisito basilare richiesto dai locatori agl’inquilini è uno stipendio sicuro, ma paradossalmente per essere assunti regolarmente è necessario il PPS number, un numero sociale personale che si ottiene se si ha una residenza. Dato questo circolo vizioso pregnante della microeconomia irlandese (circolo che tuttavia molti immigrati, polacchi in primis, riescono a superare), il sistemista informatico di belle speranze soggiornerà nell’Ostello Marrone per molti altri giorni, in una placida attesa di carriera.
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- serata al Pravda, il locale dei miei dreams suprematisti e costruttivisti. Già l’insegna attira l'attention, sfruttando la signorina di Rodchenko che propaganda i libri (è l’immagine ripresa dai Franz Ferdinand, per chi non s’interessa di avanguardia russa). Dentro, manifesti riprodotti in ogni parete, dietro al bar affrescata la locandina di Октябрь (Ottobre) del "corazziere" Ejzenštejn, il poster di Metropolis (by Fritz Lang, of course), la falce dipinta col martello su una vetrina di birre e, dulcis in fundo, sulle porte del bagno,“colpisci i bianchi con il cuneo rosso” di Lissitzkij, che vista l’ubicazione potrebbe anche alludere to the sexual act. Con spirito rivoluzionario sbevazziamo, occupiamo una piccola pista per ballare un indie-rock un po’ datato (ma a Dublin tutto mi pare anacronistico, in ritardo.. e questo è il suo fascino e la sua noia). Dopo un po’ si uniscono alle danze un tizio 60's style e un caio fan dei Libertines con le loro amiche burrose che si fanno largo. Uno mi parla dell’Eamon Dorans, uno dei suoi disco-pub preferiti nella zona del Temple Bar, che fa musica alternative-rock (ma dipende dalle serate, noi ne beccheremo sia una dark che una hip-hop..) e di Milan and Florence.
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- the man of the cemetery. tutto va storto, la guida cartacea segna una fermata fantasma per il bus che porta al Glasnevin cemetery. la cerchiamo camminando un bel po', ma il tempo passa e rischiamo di non riuscire a vedere il cimitero, così si chiamano 2 taxisti. il nostro Travis Bickle, seduto alla guida alla mia destra, è preoccupato che la necropoli a quest'ora sia chiusa alle visite, ma poi ci scarica senza accertarsene. Effettivamente i primi cancelli che troviamo sono sbarrati, ma l'area è ampissima quindi iniziamo a percorrere il perimetro delle mura contando di trovare qualche varco. impaziente, lascio proseguire le altre sul marciapiede e scavalco la recinzione senza bucarmi i jeans. vago per un quarto d'ora, ed eccitata dal trovarmi alone mentre il sole tramonta su quell'immensa distesa di graves protette da cipressi, edera ed altra vegetazione mortuaria, sovraccarico le digitali della Claudia e della Vale. le teste dei defunti sono ad ovest, per cui contro luce fotografo le lapidi dalla croce celtica. alcune però hanno scolpita una $ da Paperon DePaperoni di cui non conosco il senso, altre sono troppo kitch.. I don't like them. i confini del cimitero si perdono dietro collinette, all'orizzonte le fabbriche rovinano la solemn atmosphere. finalmente scovo una zona che sembra stata colpita da carestia, con tombe rade e cumuli di terra. è ora di raggiungere le ragazze, così provo a gridare (tanto il quartiere è metà morto metà industriale), a vuoto. esco per cercarle, ma una volta in strada non vedo nessuno. un passante mi ha visto saltare giù dal cancello e mi si avvicina frettoloso.. una ramanzina? attraverso il rumore delle cars sento che mi urla "Hey! there are four gates open, over there!". che caro, qui la gente ti offre aiuto anticipandone la richiesta. arrivo ad un cancellino con la catena aperta, le altre sono passate di lì. sulla guida leggiamo che qui Joyce non è sepolto.. argh! [è a Zurigo]. ce ne andiamo, il sole è ormai sparito behind the hills.
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- gli spartiati di Cambrige, una possente combriccola di rugbisti con spirito goliardico ed umorismo inglese, abbastanza pessimi. all’ora di cena (per noi, mentre tutti gli altri ospiti han già digerito e son pronti per uscire) arrotoliamo i nostri spaghetti con un sottofondo di grida da combattimento che c’incuriosisce.. Sono i ragazzi di una squadra di rugby radunati in un corner della saletta-mensa, ognuno agghindato con elmo, scudo, gladio o pugnale, tunichetta sexy sulle chiappe ed ai piedi caligae oppure infradito. Urlano per un bel po’, sono un misto tra spocchiosi confratelli made in u.s.a. e bambine esaltate prima di una partita a pallavolo. Comunque né noi né chi passa per andar in bagno o in camera li degniamo di grande attenzione. Finito il cerimoniale sbraitato, impugnano le armi di plastica ed escono così, praticamente naked, a sfidare le cold evenings d’Irlanda (ovvero 5°C ventilati). Quando rientriamo dalla serata stiamo un po’ nella sala a cazzeggiare e ci becchiamo anche il rientro dei Lacedemoni dalla battaglia contro l’alcool. Si fermano a conversare con vocioni cavernicoli ed un accento stretto da veri Lord. Mostrano fieri a noi pulchrissime pulzelle graffi e lividi freschi freschi su torace, schiena e gambe.. my god questi si sono menati davvero. Cantano l’inno irlandese (sono le 3 a.m. passate). Io ho poco tempo per ascoltare le loro stronzate, perché ho appena scoperto qualcuno a dormire nel mio letto, come nella favola degli orsi, ma Oliver, che più che ubriaco mi sembra assonnato, m’impezza. "Verremo a giocare in Italia, ..tomorrow we will return to the college, ..perché sorridi poco?, ..blah blah" e noia, l’inglese degli inglesi è difficile da seguire. Dopo Oliver parte a parlare con la Vale che sbava per il rugbista col viso dolce e che a me sembra un hobbit... All’improvviso Sparta indice le elections of the most beautiful girl tra di noi a suffragio maschile, mentre noi avremmo dovuto votare il più figo. Ci siamo opposte a questa rottura of balls offendendoli e pian piano, tra l’ora tarda e l’incompatibilità di argomenti, abbiamo trovato la quiete nei nostri letti puzzolenti.
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- gli universitari di Toulouse, un caro ragazzo di Lyon & un nerd parigino (tutt’ossa+brufoli+occhiali+sorriso intimorito.. insomma l’antitesi dell’immagine che abbiamo dei garçons de Paris). La Vale punta il primo, e gli propone una serata fuori con noi, il nerd lo affibbiamo alla Cami come scotto da pagare per aver primeggiato nella graduatoria per l'Erasmus a Parigi. Aspettano mogi che ci prepariamo in bagno dove, dimenticandoci di loro, perdiamo tempo in chiacchiere mentre la Linda lentamente si trucca, uscendo praticamente identiche a prima. Si va per pub e sperando in un'altro dj7 dark/new wave dirigo tutti all’Eamon Dorans per ballare un po’, ma becchiamo del metal upstairs e rap/hip-hop con gente del ghetto downstairs.. serata non proprio geniale. Poi vedo la Vale in disparte e la Linda che straparla con Lione, e tutte le altre che vorrebbero ubriacarsi per la disperazione (anch’io, che contavo sul fato per rivedere Jack), ma coi prezzi che ci sono rimpiangiamo di non aver fatto scorta di beer vodka e rhum alla Little. una volta rincasati i 2 francesini si mimetizzeranno con la mobilia non reggendo il confronto con l'imponenza dei rugbisti inglesi.
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- la mia buona azione scout: quella sera c’eran 2 ragazzi africani davanti al bancomat che discutevano, passando li ho salutati con la mossa da “yo, bros!” sfottendo gli occhiali da sole di uno di loro e li ho invitati a far 2 foto con noi. Erano molto contenti ed hanno dimenticato (o per lo meno rimandato) i diverbi, che gioia.
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- intenzionata a ricaricare il cellulare (cosa di cui mi scordo subito, condannandomi ad essere irraggiungibile per vari giorni) nella relax room, che sembra superstite da un party zeppa com'è di lattine di birra e bottiglie secate sbattute sui divani, socializzo con una francese ed un krauto (perchè ha l'aria di mangiarne tanti) tedesco che dell’Italia conosce solo il Garda, tanto per convalidare l'impressione che il lago sia meta prediletta dei crucchi. a proposito, in Irlanda the garda è la polizia.
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- coppia spagnola nella nostra camera da 16, lei una cozza lui un bel nano con cui stringiamo a relationship. si rivelano fratello e sorella (con dubbio d’incesto), ed hanno le sigarette che qui costano tanto. stanno sempre con con una 30enne di Roma che non ci caga pari, e durante una dinner conosciamo 2 loro amici. con uno, ciccio e simpatico, lotto per la posizione davanti ai fornelli mentre lui controlla la cottura della "pizza 2euro" (assurde ed offensive pizze spessissime e con condimenti da voltastomaco, molto in voga nell'Ostello Marrone) nel forno che non si chiude, ma a cui lui ha ingegosamente rimediato incastrando lo schienale di una sedia alla maniglia, occupando metà spazio del cucinotto, già invaso da 10 persone. tutte le volte che apre il forno urla “ostia!” perchè si brucia e mi spiega che è un'imprecazione che ha ismparato a Roma. ma nonostante la sua attenzione culinaria, la pizza gli si carbonizza quasi del tutto (I've made a photo); al contrario, i nostri spaghetti non rischiano di scuocere perchè funzionano 2 fornelli su 6 e non si capisce quali essendo senza fiamma, per cui ognuno sposta le pentole a caso in cerca di calore e non si accorge se le piastre vengono spente o no. è poi questo il motivo per cui gli ostelli vanno a fuoco..
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- famiglia resca. una coppia ripara nell’ostello, forse con la speranza che i 2 bambini sviluppino solidi anticorpi, diventino poliglotti e crescano nella promiscuità di norma imperante tra i giovini viaggiatori.
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- tra i pochi e laidi buskers che posteggiano the ass lungo la George St., meritano menzione un cantastorie texano perchè in virtù di vecchio ubriacone regala performance spassose, una giapponese ermafrodita che strimpella dimessa dietro un negozio la typical arpa irish (che è il soggetto impresso su ogni euro e cent.. qui le opere artistiche simboliche scarseggiano), un signore che gira una manovella per canzoni da lunapark dell'horror con un disimpegno che lascia trasparire che le sue ambizioni nella vita erano altre.
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- in un pub mi si avvicina un Oscar Wilde goffo e provolone che liquido bruscamente. come un rifiuto esce in Crown Alley Street barcollando e penso che se fosse davvero la reincarnazione del brillante dandy lo ammirerei nonostante le apparenze. Ma visto che un dandy è il risultato di un’esteriorità costruita, di un'impostazione estetica che appaga i sensi, deduco che non si tratta di metempsicosi e che mi trovo al cospetto di un comune ubriacone.
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- cameriera cinese snob, alla quale ordiniamo alle 22 p.m. (too much late for an irish dinner) 6 portate abbondanti di salsiccie e patate, piatto un po' più economico del tipico fish & chips. ce lo serve mentre noi abbiam già tirato fuori dalla borsa il pane da toast comprato il giorno precedente, e ci vedrà fare scarpetta con le ultime briciole.. addirittura io la fermo prima che mi porti via il piatto perchè, stronza, non ho finito di leccare! i tourists hanno sempre fame, si sa. ordiniamo le birre, ma per l'acqua si fa rigorosamente la capatina at the toilet per riempire the bottle, 2 o 3 volte (ovviamente quando viene il mio turno la cameriera ci nota, con espressione di dissenso). il pub is full of people, there's a rock concert e forse la cinese odia le folle (paradossale, no?) perchè diventa sempre più irritabile, spostando bruscamente le sedie per prenderci i bicchieri e sbuffando alle nostre ulteriori ordinazioni. o forse ha dei parenti in Italia che si preparano a manifestare..
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- Robert, dubliner folgorato dall’ammaliante Camilla, le regala una toccante cartolina col volto del vecchio Beckett. mi mostro invidiosa e prontamente lui me ne dona una identica, e ci aggiunge le dediche. è un philosophy graduate, e come previsto non risponde alla mia answer (poco disinteressata) riguardo al suo work attuale.. sarà precario o disoccupato. Intanto, un suo amico sudamericano, fa vanto del suo vocabolario siciliano e del suo sorriso peloso che fa capolino da jeans a zampa molto out.
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- rumeno con postura ed abbigliamento alla Fonzie. è l’ultima sera, noi siamo appena rientrate e stiamo sveglie fino alle 3 in attesa del taxi per l'airport ed arriva questo tipo alto che si mette a dare pugni al distributore di merendine in cui ha infilato una moneta nonostante ci fosse chiaramente scritto "out of service". sconsolato ed insonne si stravacca vicino a me e la Vale che giochiamo a dama ed approfitta dei nostri sguardi stanchi, incapaci di fulminare i rompicoglioni, per sfogare le sue frustrazioni. È arrivato in Irlanda adolescente, ora ha sui 22 years e vive negli ostelli, anche se ha un good work come collaudatore e traduttore (ing-rum, ingl-ita) di giochi per playstation. Ha testato anche tutti gli hostels di Gardiner Street, ma dice che purtroppo solo uno è munito di lavatrice, ed in quello ci va la domenica, per lavarsi i vestiti. Non trova casa e sente il peso di appartenere ad una minoranza etnica “i rumeni, qui, sono tratati como sìngari!”: quando va in giro con la sua cumpa dell’est volano sfottimenti e provocazioni, a cui la gang immigrata risponde di botto venendo alle mani “perché se uno viene da me e mi dice 'dammi mio portafoglio, sìngaro!' e io gli dico 'no, non ho portafoglio, rubato niente!' e lui 'schifoso rumeno, torna nella merda!' allora mio amico grosso tira un pugno al ragasso e io non posso fermarlo”. Questi pensieri, compreso quello della lavatrice, non lo fanno dormire, anche se dovrebbe perchè domattina andrà al lavoro “ancora con questi vestiti, non mi tolgo vestiti perché stò sveglio, anche ieri.. è difficile dormire, qui”. Arriva l’ora in cui però dobbiamo smettere di ascoltare il suo soliloquio e prepararci alla partenza. Sparisce un attimo poi mentre scendiamo con le valigie lo vediamo steso su un divano “se vuoi noi abbiamo liberato 6 letti in quella camera, già pagati per stanotte”, lui mi biascica un “grasie” ma non si muove. non si è ancora tolto neanche la giacca di pelle. Non ho capito se Fonzie il letto non l’aveva o non lo voleva proprio.. dopotutto era un duro.

8 Comments:

Anonymous Anonymous ha da dire...

ciao...non ci crederai ma ho letto tutto il post dall'inizio alla fine!..che figata..avete incontrato un sacco di gente..adoro l'Irlanda, anche se devo dire che forse Dublino è stato il posto che mi è piaciuto meno...perchè non è l'irlanda magica che le canzoni dei modena un po' rievocano...dalle verdi brughiere e le nuvole gonfie!e girandola uno si fa rapire da questa magia...che in Dublino un po' si disperde...
ora visto che nn ho voglia di far nulla mi leggo qualche altro post...e se ne sono all'altezza rispondeò :-)...intanto ti mando il link del festival di cui ti parlavo di domenica! http://www.musicclub.it/musicclub/jsp/festival/default_one.jsp?id_festival=11726625745490
baci

 
Anonymous Anonymous ha da dire...

...ehm...ho visto che nn ha copiato il link per intero, cmq si chiama MINOR PLACE FESTIVAL, cerca su google e troverai!

 
Blogger sibyl*(in)vane ha da dire...

ciao Luke, grazie! non so come hai fatto, è esageratamente lungo, mi vien male a guardarlo! il resto dell'Irlanda non l'ho mai visto, ma sono sicura che è tutta un'altra cosa.. è che tra i voli quello per dublino costava meno, ops..
vado a vedere il sito, a presto!

 
Anonymous Anonymous ha da dire...

per non peggiorare la mia nomea il commento è:

No Need to Argue

:-P
bye

 
Anonymous Anonymous ha da dire...

Complimenti, hai sicuramente una dote nello scrivere, quella sottile vena autoironica è poi fantastica! No so sel la tua sia solo una passione o qualcosa di più, ma senz'altro ti viene molto bene.
Ciao.
McGowan

 
Blogger sibyl*(in)vane ha da dire...

ahah, ma McGowan è una new entry o uno pseudonimo di Leccacu**?
grazie comunque, anche se delle critiche ogni tanto mi servirebbero.. aaaaaannnnnnnnnaaaaaaaaa!?

 
Anonymous Anonymous ha da dire...

Giuro che non sono io, però McGowan è un nome di origine celtica, mi sembra appropriato!
Senti viatrix, ma qualche shots di questo irish trip non ce l'hai?

 
Blogger swansreflectingelephants ha da dire...

ciao!!!
Per una volta io e Luke siam d'accordo: l'irlanda è una terra quasi mistica, FULL OF LEPRECHAUNS AND FANTASTIC STORIES...
mi verrai a trovare vero?!
la st****a
P.S: non l'avresti mai detto ma ank'io l'ho letto tutto...e mi è piaciuto

 

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